14 Luglio 2015

Rassegna di “Ex-libris” del primo novecento di Giuseppe Cauti

IL COLLEZIONISTA E IO

Ex Libris Gagliardo

liberamente ispirato a “Borges e io” – da “L’Antologia personale di Jorge Luis Borges” – Longanesi & C. Milano 1967.

Costretti in un assemblaggio, che è una vera e propria duplicazione, dividiamo lo stesso effimero involucro, il Collezionista e io.

Esercito io, quale ingegnere, con divertita solerzia, obbligate cavillazioni, negli alterni ruoli di CTP e CTU (consulente tecnico di parte o d’Ufficio, nei Tribunali); accetto, con dissimulata ironia, l’umiliazione, il tedio, l’inganno del quotidiano; amo, con diversi gradi di saltuaria felicità/infelicità, i nipotini, i figli, la moglie, il Dio che (poco) conosco, Cervantes, Borges, Bulgakov, Tolkien, gli anni che passano, i pochi amici, taluni modi e luoghi di vita.

L’Altro, il Collezionista di ex libris, nutre imbarazzanti abitudini: stratifica sulla mia scrivania lettere, plichi, appunti, cataloghi, album, propone – addirittura per iscritto – a distinti e meritevoli medici, pensionati, dirigenti d’azienda, nobiluomini, madri di famiglia, scambi  incomprensibili (tre galanti primo Novecento per un Bayros, cinque Chisciotte calcografici per un Vannuccini Usa anni Cinquanta, un Valentini alla pari con un Brunowski, un Missieri per due d’après, beninteso di qualità!), collaziona, con disdicevole noncuranza, liste di ex libris erotici ed infine, insopportabilmente, decanta, con eccessivo maniacale trasporto, in ogni occasione, la sua collezione di ex libris italiani del Primo Novecento.

Ex Libris Michetti Pirandello

La definisce – confortato, credo, dai compiacenti pareri di Rossana Bossaglia e Federico Zeri, una mirabile sintesi degli “stili” dell’Arte del Novecento, dalla maniera variamente classico/rinascimentale di Sartorio, Disertori, Gagliardo, Cavallini, ai simbolismi surreali di Martini, esoterici di Ferenzona e filosofici di Vannuccini, alle stilizzazioni decò di Rubino, alle profetiche rielaborazioni delle Avanguardie di Fingesten, al graffiante espressionismo di Rognoni.

Evidenzia poi, con nostalgia, fra i pochi ex libris xilografici, ispirati alla scuola di De Karolis, incisi dal suo Mentore, l’ingegnere Gianni Mantero, mecenate e collezionista, progettista di rilievo nell’architettura italiana del Ventesimo secolo, una straordinaria eccezione iconografica: la facciata, rigorosamente razionalista, di una costruzione.

Sbandiera infine, con orgoglio, che, nel prestigioso “Premio Michetti”, i piccoli fogli hanno trovato meritato riconoscimento, da riduttivi segni di possesso del libro a simboli colti, intelligenti ed ironici della coscienza, dei sogni e degli ideali dell’Uomo.

Opinione che io (ora l’Altro), condivido pienamente.

Accidentaccio! Il calore di quest’ultima frase e l’adesione appena esplicitata – che, giuro, mi è sfuggita – mi inducono ad una smarrita riflessione: chi sta scrivendo queste righe, il Collezionista o io?

Giuseppe Cauti