Dentro quadrati perfetti di acciaio ossidato e corroso che lasciano intravedere finestre rotonde a tutto centro, oculi ciechi senza volume di uno schema variato eppure costante, soli spenti che si levano nella notte, ruote ferme per un attimo, dopo averlo fatto con la scultura, anche con la pittura Delle Monache crea il suo recente, caleidoscopico paesaggio urbano affollato, sottratto d’un colpo alla fragilità aerea dei rosoni medievali, restituendo artificialmente nei trafori, bandita ogni velleità decorativa, con imprevedibile calcolo, la dimensione rivelatrice degli attraversamenti luminosi. Questi nuovi spazi sono strumenti di meditazione, oggetti puri da contemplare per scoprire città invisibili perse e ritrovate dentro la materia.