Giovanni Gasparro sa tendere alle altezze della pittura antica in una temperie contemporanea per statuto critico vocata all’antifigurazione. Una scelta coraggiosa ma forte della profonda conoscenza dei Maestri del passato ammirati da vicino per assimilarne i segreti e la grandezza, con l’umiltà che gli sconsiglia il citazionismo ideale come la perfezione in superficie, ormai di molti talenti senz’anima. Rinnovare la pittura dal di dentro nella tradizione dei generi è la sua sfida. Nascono così originalissimi ritratti borghesi, riprese affilate come bisturi nella definizione psicologica dei caratteri che mai escludono un vivo, talora inquietante, rapporto con l’osservatore. In su la cima dell’arte sua sta l’esplorazione del sacro che egli conduce con intima devozione e sicura fede. Dalla serie di dipinti con santi ed episodi biblici traspare un’acribia d’altri tempi nell’esegesi filologica dei testi evangelici e agiografici alla ricerca di interpretazioni iconologiche e simboliche tanto ortodosse nel loro eccezionale impatto visivo da sembrare eretiche.